<@Bot> Salvoo, affacciato alla finestra del suo spartano appartamento al 16° piano, osservava la miriade di luci di New York City che brillavano come stelle in una notte senza luna.
<@Judas> In quel momento, un forte vento turbinò attorno all'appartamento, sollevando le tende e spalancando la finestra come un'implacabile mano invisibile.
<@Judas> Salvoo, con un grido soffocato, si lanciò in avanti per chiudere la finestra, ma fu troppo tardi: una forza misteriosa lo risucchiò fuori, e si vola come Ocon.
<@Alice-chan> Il vento, ora un uragano, lo trascinò via, e lui urlava, una piccola figura che lottava contro la furia della tempesta.
<@Alice-chan> La città sottostante si allontanò in un turbinio di luci, mentre Salvoo si ritrovò a librarsi nel vuoto, il gelido vento che gli sferzava il viso.
<@Alice-chan> Eppure, in quel turbine di panico e disperazione, una strana sensazione di pace lo invase, come se finalmente fosse tornato a casa.
<@Judas> La città sottostante, con il suo scintillio disordinato, si trasformò in un’unica, affascinante tela che si apriva sotto di lui, una rappresentazione impressionante dell’universo, mentre Salvoo iniziava ad accettare il suo destino.
<@Judas> E quando il vuoto lo avvolse completamente, Salvoo capì che non era New York a rifiutarlo, ma il mondo intero.
<@Judas> La sua ultima visione, prima del buio, fu la silenziosa, immensa oscurità dello spazio, che si apriva come una bocca spalancata, pronta ad inghiottirlo per sempre.
<@Judas> Paolaa sorrise, porgendogli la scodella con un gesto gentile: "Ecco, Geolier, un po' di conforto per il tuo viaggio."
Hanno partecipato alla stesura: @Judas, @Alice-chan
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